(Io) FUORI STRADA BREVE DIALOGO CON ME STESSO, L'ASSOCIAZIONE E IL MIO TRAIL RUNNING DELL' ULTIMO DECENNIO

Lo sport fa male: questa è la frase che ripetevo a loop, sono finito ad organizzare gare a loop.

Cosa non ha funzionato? Nulla, è il semplice scorrere della vita. Cresci, ti sposi, hai figli, il tempo cambia e ti cambia, gli spazi si rimpiccioliscono e poi si ampliano. Mi sono sempre definito una persona di gomma, adattabile e quindi le trasformazioni sono state sempre nella mia natura. Lo sport, come competizione non mi ha mai intrigato, forse nemmeno lo sport. Mi ha sempre incuriosito l’attitudine, l’atteggiamento delle persone rivolto ad una passione, alla ricerca, alla scoperta.

Tutto è nato 10 anni fa aspettando che mio figlio finisse gli allenamenti di bicicletta. C’era da occupare del tempo e ho deciso di farlo correndo. Molti dicono che la corsa sia uno sport solitario, individuale, per me la costante invece è sempre stata il gruppo, gli amici, la condivisione. Ho iniziato con 2 persone, poi ho aumentato.

Ho iniziato a correre con l’obiettivo di superare i 10 chilometri, poi ho sperimentato i 30, poi i 50, i 100 e adesso sogno le 100 miglia. Nei chilometri ho mutato la passione per la pendenza in voglia di corribile, la necessità di viste spettacolari e ravanate insensate con piattoni senza cuore. In tutto questo non c’è nulla di giusto e non c’è nulla di sbagliato, c’è un percorso, una ricerca, una sperimentazione: curiosità.

In mezzo a tutti questi chilometri, ho incontrato Gente Fuori Strada. Eravamo pochi appassionati di un’attività che stava piano piano crescendo o che forse era già cresciuta abbastanza. Giovedì al Makalù, da Renato e poi via. Dalle corse mi sono fatto poi coinvolgere nel direttivo fino a diventarne presidente. Nel mio piccolo ho cercato di dare una linea, una direzione. L’associazione è cresciuta, abbiamo istituzionalizzato il Girovedì rubando il giorno e l’idea a Renato e poco alla volta abbiamo fatto crescere la voglia di condividere chilometri parole e fatiche. È nata così una comunità che da poche decine di amici oggi conta oltre 160 soci e di fatto è diventata l’associazione sportiva di Trail Running più grande d’Italia. Il periodo storico 2014/2024 è stato il momento di esplosione delle attività outdoor in Italia e questo ha reso il nostro lavoro molto più facile.

Con le corse di gruppo sono poi iniziate anche le gare. Ricordo l’incredulità nello scoprire l’esistenza di distanze che ritenevo folli, ma poi la follia si è lentamente trasformata in quotidianità e consapevolezza.

Vivendo questo sport attraverso l’associazione, sono riuscito a confrontarmi con molti approcci diversi, sia per mentalità sia per fattori puramente atletici. Mi sono confrontato con persone agli antipodi fra loro: chi iniziava, chi era già un atleta, chi faceva fatica, chi ha smesso di fare fatica, chi ha smesso e basta, chi dice che non smetterà mai. Ho avuto la fortuna di vedere i tanti cambiamenti che ha subito questo sport durante gli anni, da sport di pochi a sport di moda. Il Trail, come me, in questi anni è giustamente cambiato. In questi anni io e questo Trail ci siamo un po’ persi di vista. Non mi sento migliore del Trail odierno e il Trail odierno non è migliore di me, solo non mi ritrovo in certe regole del gioco, in una crescita esagerata di certi circuiti, di certe gare, di certa spettacolarizzazione, ma non per questo condanno qualcuno. Lo spettacolo serve, serve a far uscire di casa le persone, a sollevare tanti culi pesanti dal divano. Il dramma dello spettacolo è che come velocemente ti illumina, altrettanto velocemente ti riporta nell’ombra. Lo spettacolo ti frega con suoi tempi, non ti lascia crescere e renderti costante nell’attività, nei rapporti. Il tempo è la cosa più importante che abbiamo, attraverso il tempo possiamo sviluppare passioni e rapporti, conoscere dettagli che ci possono far prendere una direzione piuttosto che un’altra, il tempo sviluppa la curiosità.

Penso fermamene che il ruolo principale delle associazioni sportive e delle comunità in genere sia quello di far incuriosire le persone. La curiosità crea conoscenza e più cose si conoscono meglio si potrà leggere il quadro d’insieme, si potrà scegliere, sbagliare e scegliere nuovamente quello che si adatta meglio, in quel momento, alla propria personalità.

Il percorso va aiutato e questo è quello che deve fare una associazione sportiva, un gruppo, un club. Penso che un’associazione deve far conoscere ai propri soci le tante realtà che ruotano o possono ruotare come satelliti più o meno lontani dalla propria orbita. Se non avessi vissuto l’associazione, non avrei conosciuto alcune realtà, alcune persone, alcune idee e manifestazioni che ad oggi ritengo più giuste, più vicine, più in contatto con la mia personale visione del mondo Trail e della corsa.

Bisogna dare alle persone alternative, pensieri e visioni diverse, per questo, come scrivevo prima, non condanno nessuno, anzi spingo le persone che si affacciano a questa attività a toccare “lo spettacolo”, a conoscerlo, ma è importante essere consapevoli che vi sono delle alternative.

Oggi amo più il martedì del giovedì, preferisco gruppi ristretti a realtà più grandi, preferisco eventi a gare dove cronometrare le persone, ma lo faccio grazie al giovedì, ai gruppi immensi e al cronometro. Gente Fuori Strada mi ha dato consapevolezza di quello che c’era oltre Gente Fuori Strada, nel bene e nel male e per questo resterò sempre un Fuori Strada. È per questo che le associazioni devono esistere, devono vivere, devono continuare ad allenare le persone alla curiosità. Vedo tante nuove associazioni, gruppi e club che nascono in tutta Italia e la cosa mi riempie di gioia e tifo per loro, ricordatevi però che fare comunità non significa creare un gruppo di persone affini, significa confrontarsi anche con chi non la pensa come te, con chi non corre come te: per evolvere entrambi senza poi per forza procedere assieme.

In conclusione, lasciatevi contaminare, contaminare da tutto. È più importante la curiosità che scendere sotto i 5 minuti al chilometro.

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